Il caffè che Napoleone bevve la mattina della battaglia di Waterloo

Avete mai sognato di prendere un caffè con Leonardo da Vinci, Dante, Michelangelo o Giulio Cesare? O magari solo con George Clooney?

Grazie ai recenti studi in omeopatia da oggi è possibile.

Non solo, è anche possibile bere LO STESSO caffè che Napoleone bevve la mattina del 15 giugno 1815 a Waterloo.

Vediamo come, prima un po’ di matematica:

  • Il caffè è composto principalmente d’acqua.
  • La quantità totale d’acqua sulla terra è di 1.360.000.000 km3 cioè 1,3 x 1021 litri (wiki).
  • La quantità d’acqua che si trova in una tazza di caffè è circa 100 ml (non proprio un ristretto diciamo un cappuccino).
  • Quante molecole d’acqua vi sono in 100 ml di caffè?
    Vi sono un Numero di Avogadro (6 x 1023) di molecole in 18 gr d’acqua (18 gr circa 18 ml), quindi nella tazza ci sono:
  • 6 x 1023 x 100 / 18 = 3 x 1024 molecole

Ipotesi: la mattina della battaglia di Waterloo Napoleone bevve un caffè, successivamente l’acqua del caffè è stata eliminata in modo naturale per vie naturali: traspirazione, urine ecc …

Queste molecole si sono mescolate con altri miliardi di miliari di molecole sulla terra.

Domanda: Questa mattina vi siete fatti un caffè, quanto caffè DI Napoleone avete bevuto?.

Il caffè di Napoleone si è oramai diluito in tutta l’acqua della terra. Dividendo i 100 ml del suo caffè per la quantità totale d’acqua sappiamo quanto é stato diluito:

0,1 litro / 1,3 x 1021 litri ≅ 1,0 x 10-22

Cioé la probabilità che una molecola del caffè di Napoleone esca dal rubinetto e finisca nella vostra tazza è di :

1 su 10.000.000.000.000.000.000.000

Cioè una probabilità di 1 su diecimila miliardi di miliardi.

Ma nel vostro caffè ci sono 3 x 1024 molecole, un numero ben superiore a questo numero! Mediamente nella vostra tazza sono finite la bellezza di 300 molecole del caffè di Napoleone. Se siete meno fortunati sono solo qualche decina ma la possibilità che UNA di queste molecole sia finita nel vostro caffè è quasi una certezza! Altrimenti detto, state bevendo, in forma omeopatica, LO STESSO caffè che Napoleone bevve quella mattina.

Ecco come prendere il caffè con Lincoln:

Da cui ne consegue che:

La possibilità che una molecola del vostro caffè sia un giorno accidentalmente venuta in contatto con un rimedio omeopatico è molto più alta. Forse ha fatto parte di un fegato d’anatra di Pechino (oscillococcinum), di un’ape (apis meliflua) o della stricnina (nux vomica), eventi molto più probabili di aver fatto parte del caffè di Napoleone. Tutti noi beviamo un cocktail di rimedi omeopatici!

Siamo tutti omeopati: gli italiani che prendono rimedi omeopatici non sono solo 10 milioni, tutti gli italiani prendono ogni giorno una buona dose di rimedi omeopatici.

Who else ?...

È necessario molto tempo perche questo fatto si averi:  l’acqua deve essere eliminata ed avere il tempo di rimescolarsi con tutta l’acqua del pianeta. Purtroppo se volete prendere il caffè DI George Clooney dovrete aspettare ancora un po’.

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L’ispirazione per scrivere questo blog mi è venuta leggendo il blog del Dr Goulu qui. Ho cambiato solo qualche personaggio e qualche cifra.

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Laurea Breve in omeopatia

Conosco le lauree brevi ma non sapevo esisteva anche il Titolo di studio blitz”.

Lo ha inventato la multinazionale farmaceutica Boiron USA che in meno di 5 minuti vi permette di avere un attestato di formazione – di base – sulle Medicine Omeopatiche.

La prossima notte insonne vi consiglio di fare un giro sul sito Boiron (qui) ed iscriversi al corso di formazione proposto dal sito. È impossibile non conseguire l’attestato e non occorre sapere l’inglese: le domande sono semplicissime, potete rispondere a caso e se non riuscite al primo tentativo potete riprovare. Ecco il “sudato” attestato:

Un’illustre collega ho già conseguito il titolo di studio: Paolino Paperino (qui).

Quando la realtà supera la fantasia...

Il contenuto del corso é pura retorica omeopatica:

È interessante notare come 200 anni di ricerca scientifica gli esempi riportati sono sempre gli stessi oramai sentiti e risentiti fino alla nausea, c’è ancora qualcuno che non sa a cosa serve l’apis mellifica?:

Il corso di studio appare essere fatto per convincere dei futuri clienti più che come formazione. Si dilettano in spiegazioni di come aprire il tubetto di rimedi omeopatici o quali sono le “specialità” della Boiron, non vi è nessuna informazione scientifica.

Viene messo in scena una discussione tra un cliente ed il farmacista omeopatico, la converszione è esplicativa della demagogia omeopatica:

Cliente: Are really very diluted? (i rimedi omeopatici)
Farmacista: Yes this is why they are so safe.
Cliente: How can they work if they are so diluted?
Farmacista: They have been used for more than 200 years.
… Every year they (the scientific studies) brings us a little more close to the explanation

Interessante come la farmacista riesce a evitare una risposta chiara alla domanda sull’efficacia. Sono efficaci perche si usano da più di 200 anni … La seconda parte della risposta è un’opinione.

Dato che sono pedante devo riportare gli errori che appaiono in questa diapositiva:

L’omeopatia é naturale?: No, nella farmacopea omeopatica ritroviamo dei composti non-naturali: dei minerali e dei composti che sono prodotti dall’opera dell’uomo come per esempio il cherosene.

L’omeopatia utilizza micro-dosi?: No, non é esatto dire che l’omeopatia utilizza micro-dosi, che significherebbe piccole quantità, Nel rimedio non si ritrova alcuna molecola del composto originario; sarebbe più giusto parlare di ultra-diluizioni.

L’omeopatia cura la fase acuta di una malattia?: no, l’omeopatia, generalmente si rivolge a malattie croniche.

È interessante vedere che Boiron ammette chiaramente che l’omeopatia è una terapia sintomatica e non cura la causa della malattia.

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Riflessioni Zen di fine anno

Un pensiero, profondo, sulla libertà dell’uomo moderno di fronte all’avanzata inesorabile della tecnologia, per riflettere :

Io sono per la lentezza, ma quello schifo di Internet ci fa correre. Spero proprio che nel giro di dieci anni lo buttino nel cesso.

Ornella Vanoni

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Nuova terapia omeopatica per topi ansiosi

Il Dott Bellavite dell’Universita di Verona ha curato un gruppo di topi con sintomi di ansietà con dell’omeopatia (pubmed), funzionerà per l’uomo?

Estratti omeopatici di Gelsemium sempervirens sono stati iniettati in topi per 8-9 giorni e confrontati con un gruppo di topi a cui veniva somministrato o una terapia con ansiolitico standard (buspirone, wiki) o un placebo. I risultati mostrano che, in alcuni casi, l’omeopatia è più efficace del trattamento tradizionale. Per una descrizione più completa dello studio vi rimando qui.

Mi sarebbe piaciuto sapere se vi é una differenza statisticamente significativa tra il buspirone e il placebo, cosa che non sembra molto evidente dai risultati presentati. Se questa differenza non esiste i risultati sono un po’ strani ma siamo sotto Natale e siamo tutti più buoni: diciamo che lo studio è metodologicamente corretto. Rimane pertanto una domanda: ha curato dei topi ansiosi con iniezioni di omeopatia, ha senso provare sull’uomo?

Per una volta, per cercare di spiegare, e di spiegarmi, qual è l’importanza dell’omeopatia per l’uomo invece di usare noiosissimi argomenti, mi immaginerò un conversazione tra un paziente e il suo dottore omeopatico. Gli argomenti del dottore omeopatico sono esatte citazioni di Boiron, il direttore della omonima ditta omeopatica, usate nel dibattito con Garattini (qui):

Paziente: Dottore sono costantemente preoccupato e ansioso, non riesco a dormire la notte.

Dottore: Lei è fortunato, è arrivata giusto ora una nuova terapia omeopatica contro l’ansia, è frutto della sperimentazione sui topi.

P: Sui topi? Beh, io sono sempre stato contro la sperimentazione animale ma se può servire a curare anche l’uomo sono contento sia stata fatta.

D: Un momento, non corra troppo, per il momento non sappiamo se funzionerà sull’uomo. La sperimentazione clinica è lunga, oggi non sappiamo molte cose che un giorno sapremo. Sa, egregio signore, nella scienza vi sono cose che solo oggi intuiamo.

P: Come, non si sa se funzione sull’uomo? Ma, allora, perché me la da?

D: Ma come perché te la do! Che domande ma perché è innocua !, un farmaco omeopatico non deve fornire gli stessi requisiti rispetto agli altri farmaci per un motivo d’innocuità non fa male a nessuno che le costa provare?, magari guarisce anche!

P: Si va beh … d’accordo che è innocua, ma io pensavo a che, ne so … al buspirone, lo prendeva anche mia nonna.

D: Una benzodiazepina ! ma lei è impazzito !! Vuole che gli scoppi il fegato ? Non lo sa che vi sono 300 mila morti l’anno in Europa a causa della medicina convenzionale! Lei non appena prende una medicina allopatica si espone ad un rischio! Rifletta!!

P: Ok … va bene, mi ha convinto, mi prescriva pure la medicina omeopatica.

D: Sono contento si sia sbarazzato dei suoi preconcetti, del fanatismo ideologico e del suo dogma anti-omeopatia. Allora, si tratta d’iniezioni una volta al giorno per nove giorni, per un topo … dunque vediamo … rapportato alla scala di vita umana fa circa sette – otto mesi. Ecco, sono circa 230 iniezioni!

P: ?… 230 iniezioni, per otto mesi!? Ma, non le sembra un po’ complicato? Non c’è una pillola, non so qualcosa di più … come dire, … semplice?

D: Lei proprio non ama il cambiamento! Deve imparare a pensare differentemente! Non vuole accettare il nuovo perché sconvolge le sue comode abitudini! Facile! Una pillola di buspirone, troppo facile! Che gusto c’e’ a prenderlo sanno tutti che funziona !!.

P: In effetti … credo che per mia nonna funzionava …

D: Già ma per quanti anni l’ha preso sua nonna?

P: Ora non ricordo … per molti anni certamente …

D: Ecco vede! Si avvelenava di buspirone! Mentre invece, l’omeopata, non ha effetti collaterali quindi lo può prendere per mesi, anzi per anni, senza problema!. Lei deve capire che la medicina alternativa è una maniera diversa di risolvere i problemi. Ma vedo che è incurabile … se ne vada a farsi curare da un allopata, vada ad arricchire le ditte farmaceutiche!

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Il processo di Norimberga ai dottori

Si apriva  il 9 dicembre 1946 esattamente 55 anni fa a Norimberga il processo ai dottori del regime Nazista (wiki).

Hedy Epstein, da St. Louis, aveva 21 anni quando arrivò a Norimberga con l’incarico di trovare della documentazione sui criminali nazisti. Nata a Friburgo era scappata negli Stati Uniti, i suoi genitori non erano sopravvissuti dal campo di concentramento. Potete leggere la sua storia qui (da Süddeutsche Zeitung, in tedesco). I dottori criminali furono condannati alla pena capitale, a pene di prigione, o addirittura assolti.

Chi invece sfuggì ad ogni processo furono gli scienziati che “dimostrarono” la superiorità della razza ariana, “giustificando” su basi scientifiche lo sterminio di ebrei, rom, disabili fisici e ritardati mentali. A questo proposito leggete l’articolo pubblicato dal British Medical Journal (accesso libero previa iscrizione, qui).

Uno di questi scinziati fu il rinomato dott. Pernkof dell’Università di Vienna (wiki) che scrisse un famoso atlante d’anatomia dissezionando i cadaveri dei morti dei campi di sterminio. I suo atlante è tuttora pubblicato (qui).

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Emily Rosa

Dobbiamo sempre mettere in discussione ciò che sappiamo e, se possibile, verificarlo con un esperimento. Lo fanno ogni giorno gli studenti all’università per verificare le teorie in biologia, chimica, fisica … lo sa fare anche una ragazzina di 12 anni : Emily Rosa. Emily ha ideato un esperimeto per dimostrare i fondamenti del Tocco Terapeutico, ed ha pubblicato i risultati del suo lavoro su una rivista medical: Journal of the American Medical Association (pubmed).

L’esperimeto é di una semplicità disarmante ed i risultati mostrano che …

Una ragazzina di dodici anni é capace di ideare un esperimento per verificare se una terapia funziona : ci riusciranno i cultori delle medicine alternative?

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Un nuovo sguardo sulla medicina tradizionale cinese.

Il Dr. Paul Unschuld, storico della medicina e grande conoscitore della medicina cinese, ha recentemente rilasciato un’intervista alla rivista Acupuncture Today.

Discute molti argomenti legati alla percezione della medicina tradizionale cinese nell’occidente e dei legami tra la cultura e medicina. La lettura è estremamente interessante per tutti gli interessati alla medicina tradizionale cinese e non.

Lo potete trovare, in lingua inglese, su Acupuncture (parte prima e parte seconda)

Vorrei riassumere solo due punti interessanti:

Il legame tra cultura e medicina:

Per capire una medicina dobbiamo capire l’ambiente culturale in cui si è sviluppata:

To be able to understand the paths Western and Chinese traditions of health care have taken, it is essential to study the cultural environments in which they have developed. Medicine cannot be understood without its external history.

An awareness of the close links between the conceptual foundations of health care traditions and their cultural environment makes one understand, first, that medicine cannot change without changes in the world view and/or existential experiences of a given population, and, second, that certain patients cannot be successfully treated by means of therapies legitimated by a world view that is not their own.

Non so che cosa intenda veramente Unschuld con questo ma provo a spiegarla così: curarsi con il Vudu, il Candoblé, l’agopuntura, la medicina cinese o tibetana significa rifiutare le proprie radici culturali: è un metodo terapeutico che non può avere successo.

Come viene percepita in occidentale la medicina cinese:

Il secondo punto: la medicina tradizionale cinese è principalmente frutto della Cina comunista:

… few people are aware that TCM is a misnomer for an artificial system of health care ideas and practices generated between 1950 and 1975 by committees in the People’s Republic of China, with the aim of restructuring the vast and heterogenous heritage of Chinese traditional medicine in such a way that it fitted the principles – Marxist-Maoist type democracy and modern science and technology – on which the future of the PRC was to be built

La cultura occidentale considera come un’antica saggezza qualcosa che è stata creata pezzo per pezzo durante il maoismo. Un altro esempio di come il potere può strumentalizzare le pratiche mediche e le asservirle ai propri fini lo avevamo già visto con il Nazismo e l’omeopatia (qui).

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I fondamenti della memoria dell’acqua

Alla fine del 2010 sono repertoriati nella banca dati PubMed, 4719 pubblicazioni sull’omeopatia. ll primo, su riviste in lingua tedesca data degli inizi degli anni 70. Un totale di 284 lavori sono studi clinici.

Se mettiamo in grafico il numero di studi per anno di pubblicazione, osserviamo un’interessante ascesa dell’omeopatia fino al 2005 e successivamente un declino dell’interesse scientifico. Questa tendenza si conferma anche per il 2010 con soli 178 studi pubblicati (dato di fine novembre).

Numero di pubblicazioni sull'omeopatia repertoriate in PubMed dal 1980 al 2010

Ho cercato gli articoli che studiano i principi chimico-fisici dell’omeopatia, anche detti della memoria dell’acqua, ma la mia cartella è rimasta quasi vuota. Se lasciamo da parte gli studi clinici sull’efficacia o sperimentazione sugli animali e se ci concentriamo solamente sugli studi sulla memoria dell’acqua, gli articoli trovati sono tre:

  • Montagnier L, et alt., Electromagnetic Signals Are Produced by Aqueous Nanostructures Derived from Bacterial DNA Sequences. Interdiscip Sci Comput Life Sci. 2009 1: 81–90 (Pubmed)
  • Elia V., Niccoli M. Thermodynamics of Extremely Diluted Aqueous Solutions. Ann N Y Acad Sci . 1999 Jun 30;879:241-8. (Pubmed)
  • Rey L. Can low-temperature thermoluminescence cast light on the nature of ultra-high dilutions? Homeopathy. 2007 Jul;96(3):170-4. (Pubmed)

Se dopo lustri di ricerca sono questi i risultati allora credo che si possa considerare l’omeopatia come il più sterile campo di ricerca che sia mai esistito.

Vediamo cosa dicono:

Montagnier:

Nel suo articolo Montagnier studia, tramite uno strumento concepito da Benveniste, l’emissione di onde elettromagnetiche da parte del DNA. Da quanto si sente sui mass media, si ha l’impressione che Montagnier, sia in campagna a favore dell’omeopatia, ma il suo articolo non menziona mai la parola omeopatia, né ultra-diluizioni.

In questo articolo mi sarebbe piaciuto vedere una bella curva di taratura fatta così: si prendono delle diluizione di DNA e le si mettono nel suo strumento e si registrano le emissioni. Il segnale emesso dal DNA dovrebbero diminuire aumentando la diluzione.

Poi si fanno le stesse diluizioni ma questa volta dinamizzando (secondo il metodo omeopatico) tra una diluizione e l’altra e si registrano le emissioni elettromagnetiche.

Secondo l’ipotesi omeopatica le emissioni elettromagnetiche dovrebbero aumentare aumentando le diluizioni.

Alternativamente si potrebbe confrontare le emissioni delle due diluizioni (le dinamizzate e le non) se vediamo una differenza significa che la dinamizzazione fa qualcosa! Insomma questo è, sarebbe, l’esperimento conclusivo che dimostrerebbe una volta per tutte che il processo di dinamizzazione ha un effetto e tapperebbe per sempre la bocca a tutti gli scettici!!

Peccato che non sia stato fatto (o meglio da buon scettico, e pure perfido quale sono, credo che sia stato fatto ma non pubblicato perché non dava il risultato sperato).

Ma .. un momento – colpo di scena! – ma cosa scrive qui Montagnier?

After all dilutions have been made (generally 15-20 decimal dilutions),

Se le mie conoscenze in omeopatia non mi tradiscono significa che sono diluizioni 10-15 a 10-20 al di sotto (o meglio al disopra) del numero di Avogadro 10-23 che ci dice che nessuna molecola può essere presente in soluzione. Quindi le sue diluizioni contengono ancora soluto e non sono affatto “omeopatiche”! Pazzesco!

Ma allora è proprio vero ciò che ha riferito Garattini nel dibattito con Boiron: quando è interpellato direttamente Montagnier ammette che non si tratta di diluizioni omeopatiche (1 ora e 21 minuti del dibattito qui)

Le conclusioni del lavoro sono chiare:

We have discovered a novel property of DNA, that is the capacity of some sequences to emit electromagnetic waves in resonance after excitation by the ambient electromagnetic background.

Montagnier ha scoperto che il DNA emette onde elettromagnetiche, non parla di omeopatia.

Elia: Il lavoro di é di lettura estremamente difficile, è fumoso ed inconcludente. Un lavoro scientifico è generalmente meglio strutturato con l’ipotesi che si vuole testare chiaramente enunciata all’inizio, la procedura sperimentale scelta ed i risultati con la conclusione dell’autore che indica se l’ipotesi iniziale è o non è confermata

Dopo aver speso ore a decifrarlo mi sono reso conto che è un peccato sprecare in questo modo un pomeriggio invernale di sole.

Questo è quello che sono, più o meno, riuscito a capire (e vi assicuro che non ne sono affatto certo). La sua tesi è la seguente: il mescolamento di basi e di acidi libera statisticamente (?) più calore di quanto precedentemente osservato:

The mixing process of acids or bases reveals a statistically significant exothermic excess heat with respect to the same process carried on the untreated solvent…

Gli autori candidamente affermano che non sanno il perché ciò avviene e che occorrono più studi … aspettiamo pazientemente.

Luis Rey: dopo la “cura Elia” la mia pazienza era esaurita: fortunatamente mi è venuto incontro Louis Rey che afferma subito e chiaramente – fin dal titolo – che non vi sono nuovi dati sperimentali ma che il suo lavoro è solo un’ipotesi:

Can low-temperature thermoluminescence cast light on the nature of ultra-high dilutions?

Forse un giorno la termoluminescenza a basse temperature potrà spiegare l’enigma della memoria dell’acqua … aspettiamo pazientemente.

Riconosciamo la sua onesta intellettuale ed in più questo mi risparmia un grande scoglionamento a leggermi il suo articolo – standing ovation per Luis Rey!

Sulla strada per una spiegazione del meccanismo della memoria dell’acqua?

La comunità omeopatica propone questi lavori come spiegazioni o “fondamenti” dell’esistenza della memoria dell’acqua (qui). Questa è propaganda falsa e fuorviante:

Generalmente una scoperta si basa su tre principi (wiki):

  1. C’è qualcosa di nuovo? (in termini scientifici: Ann’vedi questo!)
  2. L’osservazione viene confermato indipendentemente (in termini scientifici: eh t’é pareva!)
  3. Che cos’è questo qualcosa? (lo Spiegone Finale)

Gli autori pretendono aver osservato alcuni fenomeni sconosciuti:

  • Elia osserva che alcuni solventi mostrano emissione di calore in eccesso.
  • Montagnier misura onde radio emesse dal DNA in soluzione.

Questi possono essere il primo passo verso una nuova scoperta o possono essere artefatti sperimentali dovuti agli strumenti usati o anche eventi aleatori osservati per mancanza di controlli stringenti. È necessario a questo punto attendere pazientemente la conferma sperimentale.

Qualora l’osservazione sarà confermata (fase “eh t’è pareva”) saremo ancora molto lontani da considerarla una scoperta, perché mancherà ancora lo Spiegone Finale su, sulla base delle nostre conoscenze in fisica e chimica, che cosa sia questo fenomeno (e nessuno degli autori azzarda ipotesi).

Solo allora, si potrà formulare un’ipotesi su come funziona la memoria dell’acqua (ed anche qui gli autori tacciono). Cosi potremo tornare in laboratorio e verificare la nuova ipotesi e le sue implicazioni.

Al di là del fatto che queste scoperte possono essere semplicemente dei rumori di fondo delle apparecchiature vi è un grosso balzo concettuale tra la messa in evidenza di un fenomeno chimico-fisco e la spiegazione teorica del principio della memoria dell’acqua. Dire che in soluzione vi è emissione di calore è una cosa, spiegare attraverso questo fenomeno la memoria dell’acqua è tutt’altra cosa!

Aver messo in evidenza che il DNA emette onde non ci avvicina di un centimetro alla spiegazione del meccanismo.

Conclusione: tutti i lavori che vengono sbandierati come fondamenti della memoria dell’acqua sono delle prese in giro: siamo ancora anni luce lontani non da una prova sperimentale sulla memoria dell’acqua ma ad un embrione d’ipotesi, che la possa spiegare!

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Conoscete l’omeopatia? Quiz semiserio sull’omeopatia – Parte 3

Siete fedeli seguaci del Dott. Hahnemann? La lettura della sua opera “L’Organon della guarigione razionale” vi tiene compagni nelle notti insonni? Sapete distinguere al volo una diluizione c30 da una diluizione c40? Guardate gli scettici dall’alto in basso perche non capiscono qualcosa che noi capiamo?

Se avete risposto sì a tutte le domande, ma anche se avete risposto no testate le vostre conoscenze qui

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Il rapporto Donner sulla sperimentazione in omeopatia dal 1936 al 1939

Negli anni ’60 il ministero della salute della Germania Ovest (Bundesgesundheitsamt) progetta di verificare i principi terapeutici dell’omeopatia. Un largo studio era già stato intrapreso durante il nazismo su impulsione di Rudolf Hess e Heinrich Himmler. I risultati non erano però ancora stati pubblicati a causa dello scoppio della guerra.

A Fritz Donner, che aveva partecipato a questo progetto, viene chiesto di redigere un rapporto (qui). Donner cerca in tutti i modi di procrastinare la cosa adducendo come scusa mancanza di tempo ma quando va in pensione non è più capace di giustificarsi. Scrive di aver passato a casa per sei anni il pomeriggio nel suo studio chiedendosi in quale maniera avrebbe potuto scrivere il rapporto senza troppo danneggiare l’omeopatia. Alla fine si decise a scriverelo evitando di menzionare le cose più “fatali per l’omeopatia”. Il rapporto fu redatto nel 1966.

Il rapporto contiene osservazioni e risultati di esperienze personali ma anche i risultati delle sperimentazioni su larga scala condotte in diversi ospedali omeopatici.

La lettura del rapporto (OK, 33 pagine) è consigliato a tutti, omeopati e non. Donner è un omeopata scettico che volentieri interpreta in maniera critica l’insegnamento di Hahnemann e dei suoi discepoli.

Il progetto prevedeva delle sperimentazione a singolo cieco sulla farmacologia dei rimedi omeopatici e successivamente la sperimentazione su pazienti.

Presto però si capisce che i test non sono affatto “ciechi” in quanto tutti coloro che dovevano testare i rimedi sapevano perfettamente se si trattava di un rimedio o di un placebo. Donner allora divide gli sperimentatori in due gruppi, al primo dà il placebo ed al secondo il rimedio. Scopre, sorprendentemente, che vi sono lo stesso numero di sintomi nei due gruppi. Anche Hanns Rabe, il direttore del progetto, compie lo stesso esperimento ed ottiene dei risultati identici.

Successivamente si passa alla sperimentazione clinica sui pazienti: vengono sperimentati rimedi omeopatici contro la tubercolosi, la gonorrea, l’anemia perniciosa e sindrome di Basedow-Graves (qui).

I risultati furono, senza eccezione, negativi.

Bisogna riconoscere l’onestà di Donner che non si nasconde dietro scuse e scrive: “è un fisco completo”.

Atteggiamento di molti omeopati, allora come oggi, è quello di rifiutare i risultati. Hanns Rabe dichiara, da prima, che l’omeopatia “è una specie di psicoterapia” ma dopo la guerra ritornerà nelle sue “fantasie” e dichiarerà che qualcuno deve avere sabotato i risultati e che nuove sperimentazioni erano necessarie.

Tutta questa storia ci dice di più sugli omeopati che sull’omeopatia in sé: allora come oggi gli omeopati sono più innamorati dei loro globuli che del metodo che utilizzano per studiarli (o, potremmo aggiungere, della salute dei loro pazienti).

Pertanto non credo che servi nuova sperimentazione (qui) i sostenitori dell’omeopatia rifiuteranno inevitabilmente i risultati che contraddicono le loro opinioni.

Una seconda conclusione che possiamo tirare è che l’omeopatia non può essere considerata una disciplina scientifica o “un’altra scienza” come qualcuno la chiama ma piuttosto un dogma. Perchè la scienza rimette in discussione continuamente le sue acquisizioni. Pone i risultati della sperimentazione sopra ogni cosa ed è pronta a modificare le proprie convinzioni qualora i risultati sperimentali le contraddicessero. L’omeopatia rifiuta la contraddizione.

Il rapporto sarà rifitato dalla rivista Allgemeine Homöopathische Zeitung e dimenticato dalla comunità omeopatica. verrà pubblicato solo nel 1995 sulla rivista Perfusion (Klaus Pia Verlagsgesellschaft mbH, Nürnberg/Exeter qui)

È interessante notare che le critiche più severe vengono da esponenti della comunità omeopatica: Donner viene definito dal Prof. Robert Jütte, direttore della fondazione Robert Bosch, un ospedale che durante la guerra partecipò al progetto, come “fonte molto problematica” ed il rapporto viene definito “molto soggettivo” (pagina 4 qui).

Perché il rapporto sia definito “molto soggettivo” non è chiaro: si basa sulla revisione dei risultati clinici (4 cartelle di circa un metro di altezza, secondo Donner) e nel documento le fonti bibliografiche citate sono le opere originali di Hahnemann ed articoli comparsi su riviste omeopatiche.

È certamente molto soggettivo in quanto riporta anche le sue esperienze personali, ma, in quanto fatte da un testimone partecipante al progetto sono anche di grande importanza. Forse Donner è semplicemente un testimone pericoloso perchè mette a nudo i limiti dell’omeopatia e le contraddizioni interne alla comunità omeopatica e deve essere screditato in ogni modo.

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Bibliografia:

Omeopatia e Nazismo:

In tedesco: Frauen Weise (qui), Wikipedia (qui)

Il rapporto Donner e le lettere personali:

In tedesco: Il rapporto Donner su Esowatch (qui). Originale del Rapporto (qui)

Lunga descrizione del rapporto con bibliografia di Donner in un sito di scettici: GWUP (qui).

“Homöopathie und Nationalsozialismus” – del Prof. Dr. Robert Jütte, Direttore dell’istituto per la Storia della Medicina, Fondazione Robert Bosch (qui)

Lettera a Unseld, direttore dell’associazione tedesca di omeopatia (qui), lettera a Schoeler redattore del Allgemaine Homeopatische zeitungen (qui) la versione francese delle lettere sono pubblicate in annesso al libro di Jean-Jacques Aulas, Gilles Bardelay, Jean-François Royer, Jean-Yves Gauthier, L’Homéopathie: Approche historique et critique et évaluation scientifique de ses fondements empiriques et de son efficacité thérapeutique. Éditions Médicales Roland Bettex, Lausanne-Paris, 1985 (qui).

Pubblicazioni di Fritz Donner su Google Books (link)

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