Negli anni ’60 il ministero della salute della Germania Ovest (Bundesgesundheitsamt) progetta di verificare i principi terapeutici dell’omeopatia. Un largo studio era già stato intrapreso durante il nazismo su impulsione di Rudolf Hess e Heinrich Himmler. I risultati non erano però ancora stati pubblicati a causa dello scoppio della guerra.
A Fritz Donner, che aveva partecipato a questo progetto, viene chiesto di redigere un rapporto (qui). Donner cerca in tutti i modi di procrastinare la cosa adducendo come scusa mancanza di tempo ma quando va in pensione non è più capace di giustificarsi. Scrive di aver passato a casa per sei anni il pomeriggio nel suo studio chiedendosi in quale maniera avrebbe potuto scrivere il rapporto senza troppo danneggiare l’omeopatia. Alla fine si decise a scriverelo evitando di menzionare le cose più “fatali per l’omeopatia”. Il rapporto fu redatto nel 1966.
Il rapporto contiene osservazioni e risultati di esperienze personali ma anche i risultati delle sperimentazioni su larga scala condotte in diversi ospedali omeopatici.
La lettura del rapporto (OK, 33 pagine) è consigliato a tutti, omeopati e non. Donner è un omeopata scettico che volentieri interpreta in maniera critica l’insegnamento di Hahnemann e dei suoi discepoli.
Il progetto prevedeva delle sperimentazione a singolo cieco sulla farmacologia dei rimedi omeopatici e successivamente la sperimentazione su pazienti.
Presto però si capisce che i test non sono affatto “ciechi” in quanto tutti coloro che dovevano testare i rimedi sapevano perfettamente se si trattava di un rimedio o di un placebo. Donner allora divide gli sperimentatori in due gruppi, al primo dà il placebo ed al secondo il rimedio. Scopre, sorprendentemente, che vi sono lo stesso numero di sintomi nei due gruppi. Anche Hanns Rabe, il direttore del progetto, compie lo stesso esperimento ed ottiene dei risultati identici.
Successivamente si passa alla sperimentazione clinica sui pazienti: vengono sperimentati rimedi omeopatici contro la tubercolosi, la gonorrea, l’anemia perniciosa e sindrome di Basedow-Graves (qui).
I risultati furono, senza eccezione, negativi.
Bisogna riconoscere l’onestà di Donner che non si nasconde dietro scuse e scrive: “è un fisco completo”.
Atteggiamento di molti omeopati, allora come oggi, è quello di rifiutare i risultati. Hanns Rabe dichiara, da prima, che l’omeopatia “è una specie di psicoterapia” ma dopo la guerra ritornerà nelle sue “fantasie” e dichiarerà che qualcuno deve avere sabotato i risultati e che nuove sperimentazioni erano necessarie.
Tutta questa storia ci dice di più sugli omeopati che sull’omeopatia in sé: allora come oggi gli omeopati sono più innamorati dei loro globuli che del metodo che utilizzano per studiarli (o, potremmo aggiungere, della salute dei loro pazienti).
Pertanto non credo che servi nuova sperimentazione (qui) i sostenitori dell’omeopatia rifiuteranno inevitabilmente i risultati che contraddicono le loro opinioni.
Una seconda conclusione che possiamo tirare è che l’omeopatia non può essere considerata una disciplina scientifica o “un’altra scienza” come qualcuno la chiama ma piuttosto un dogma. Perchè la scienza rimette in discussione continuamente le sue acquisizioni. Pone i risultati della sperimentazione sopra ogni cosa ed è pronta a modificare le proprie convinzioni qualora i risultati sperimentali le contraddicessero. L’omeopatia rifiuta la contraddizione.
Il rapporto sarà rifitato dalla rivista Allgemeine Homöopathische Zeitung e dimenticato dalla comunità omeopatica. verrà pubblicato solo nel 1995 sulla rivista Perfusion (Klaus Pia Verlagsgesellschaft mbH, Nürnberg/Exeter qui)
È interessante notare che le critiche più severe vengono da esponenti della comunità omeopatica: Donner viene definito dal Prof. Robert Jütte, direttore della fondazione Robert Bosch, un ospedale che durante la guerra partecipò al progetto, come “fonte molto problematica” ed il rapporto viene definito “molto soggettivo” (pagina 4 qui).
Perché il rapporto sia definito “molto soggettivo” non è chiaro: si basa sulla revisione dei risultati clinici (4 cartelle di circa un metro di altezza, secondo Donner) e nel documento le fonti bibliografiche citate sono le opere originali di Hahnemann ed articoli comparsi su riviste omeopatiche.
È certamente molto soggettivo in quanto riporta anche le sue esperienze personali, ma, in quanto fatte da un testimone partecipante al progetto sono anche di grande importanza. Forse Donner è semplicemente un testimone pericoloso perchè mette a nudo i limiti dell’omeopatia e le contraddizioni interne alla comunità omeopatica e deve essere screditato in ogni modo.
—————————————–
Bibliografia:
Omeopatia e Nazismo:
In tedesco: Frauen Weise (qui), Wikipedia (qui)
Il rapporto Donner e le lettere personali:
In tedesco: Il rapporto Donner su Esowatch (qui). Originale del Rapporto (qui)
Lunga descrizione del rapporto con bibliografia di Donner in un sito di scettici: GWUP (qui).
“Homöopathie und Nationalsozialismus” – del Prof. Dr. Robert Jütte, Direttore dell’istituto per la Storia della Medicina, Fondazione Robert Bosch (qui)
Lettera a Unseld, direttore dell’associazione tedesca di omeopatia (qui), lettera a Schoeler redattore del Allgemaine Homeopatische zeitungen (qui) la versione francese delle lettere sono pubblicate in annesso al libro di Jean-Jacques Aulas, Gilles Bardelay, Jean-François Royer, Jean-Yves Gauthier, L’Homéopathie: Approche historique et critique et évaluation scientifique de ses fondements empiriques et de son efficacité thérapeutique. Éditions Médicales Roland Bettex, Lausanne-Paris, 1985 (qui).
Pubblicazioni di Fritz Donner su Google Books (link)