È un’idea molto diffusa pensare che i farmaci possano essere sostituiti da sostanze naturali provenienti da alghe, funghi, animali o piante. Uno dei fondamenti di questa idea é che se, come é vero, molte delle nostre medicine provengono da sostanze naturali potremmo semplicemente percorrere la strada in senso inverso e ritornare a curarci in maniera naturale, eliminando nel passaggio anche i temibili effetti collaterali dei farmaci moderni.
Vantaggi e svantaggi di questa idea – purezza del composto, presenza di contaminanti, dosaggio – li abbiamo visti in un esempio pratico su come curarci dall’ipertensione con il lievito di riso rosso (qui e qui).
Un problema ulteriore nasce quando questi rimedi naturali mettono in pericolo l’esistenza stessa di specie animali o vegetali.
Ne sono esempi i rimedi derivati dalla tigre, dal rinoceronte, o dal fungo cordyceps (qui) che sono molto utilizzati nella medicina tradizionale cinese.
La medicina cinese attribuisce alla tigre potenti capacità terapeutiche: le ossa sono usate per distorsioni e l’urina é considerata un rimedio eccezionale contro i reumatismi. La caccia di frodo, per procurarsi nuova materia prima, è considerata una tra le principali ragioni che minacciano la sopravvivenza della tigre (1).
Quasi ogni parte del rinoceronte é usato nella produzione di rimedi: il corno viene usato per alleviare la febbre, la pelle per il trattamento di malattie dermatologiche, il pene come afrodisiaco, il sangue per dolori mestruali … Il corno del rinoceronte asiatico è più apprezzato dai consumatori che credono che, essendo più piccolo, abbia un potere terapeutico più concentrato (1).
Che questi rimedi contengano dei principi attivi oppure no é oggetto di dibattito, generalmente, i lavori che studiano gli effetti farmaceutici dei preparati a base di tigre e rinoceronte sono poco documentati per poter essere attendibili (1).
Anche l’orso viene cacciato per le sue proprietà curative: la sua bile é ricercata per la preparazione di rimedi contro la febbre e le infiammazioni, la detossificazione, contro ingrossamenti e dolori, contro “la sovrabbondanza di fuoco del fegato”, per convulsioni dovute a “troppo calore”, epilessia e rossore agli occhi (2).
La bile d’orso contiene, in effetti, una sostanza attiva chiamata, acido ursodesossicolico (UDCA per gli amici) che è il componente principale di una sostanza farmaceutica; il Deursil, commercializzato in italia per la dissoluzione dei calcoli biliari (sul sito FDA).
Molti autori sostengono che le applicazione “moderne” dei principi attivi sono basate sulle indicazioni della medicina tradizionale cinese, ma è difficile poterlo affermare con certezza, la sintomatologia tradizionale si basa su concetti (Ying e Yang, presenza o assenza di vento, la teoria dei cinque elementi …) che sono difficilmente traducibili nella sintomatologia moderna (1).
La bile d’orso viene estratta dagli animali braccati o da allevamenti dove gli orsi vengono “munti” tramite la tecnica detta “free-dripping fistula”. È una pratica molto crudele ed obbliga gli orsi in gabbie molto ristrette. Questa tecnica consiste nell’operare una taglio nell’addome dell’animale (fistula) e rompere la membrana biliare. La bile fluisce allora liberamente (free-dripping) all’esterno, in un contenitore posto dall’allevatore. Questa tecnica può provocare agli orsi polipi, infiammazioni alla bile e infezioni croniche (3).
Gli allevatori di orsi sostengono che l’estrazione della bile in gabbia fa diminuire il bracconaggio (4) degli orsi ma un recente articolo pubblicato su PLoS sembra dire il contrario (5). Purtroppo la disponibilità della bile prodotta in allevamento non modifica le scelte dei clienti, che considerano la bile dell’orso selvaggio di qualità superiore e gli utilizzatori sono disposti a pagare cifre superiori pur di assicurarsi la bile di un orso cacciato.
Lo sfruttamento delle risorse naturali per la produzione di rimedi nella medicina tradizionale cinese pone dei problemi sia dal punto di vista etico (il maltrattamento degli animali) che dal punto di vista ecologico (estinzione delle specie).
La sintesi chimica delle sostanze non sembra essere una soluzione perchè il consumatore è legato, quasi in maniera ideologica, al composto di provenienza naturale. Tragica ironia che i promotori del naturale siano la causa di sofferenze e morte dei loro amati animali.
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Bibliografia:
1. Still, J. (2003). Use of animal products in traditional Chinese medicine: environmental impact and health hazards Complementary Therapies in Medicine, 11 (2), 118-122 DOI: 10.1016/S0965-2299(03)00055-4
2. Feng, Y., Siu, K., Wang, N., Ng, K., Tsao, S., Nagamatsu, T., & Tong, Y. (2009). Bear bile: dilemma of traditional medicinal use and animal protection Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine, 5 (1) DOI: 10.1186/1746-4269-5-2
3. http://www.animalsasia.org/index.php?UID=FFFUD5EP49V5
4. http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-china-17188043
5. Dutton, A., Hepburn, C., & Macdonald, D. (2011). A Stated Preference Investigation into the Chinese Demand for Farmed vs. Wild Bear Bile PLoS ONE, 6 (7) DOI: 10.1371/journal.pone.0021243
L’idea di questo post mi è venuta qui:
http://geneticcuckoo.blogspot.com/2012/03/barbaric-bear-bile.html
Le denunce di tale calibro non sono mai poche, bravo. Probabilmente non resta che impegnarsi nell’ultimo punto, a furia di dimostrazioni scientifiche desisteranno, anche se ci vorrà tempo purtroppo.
Purtroppo molti non tengono presente che la lista delle piante a rischio per sovraraccolta a fini salutistici è lunga come i Promessi Sposi ed include ingredienti spesso venduti nelle erboristerie (Pygeum africanum e Uncaria spp., per citarne solo due tra quelle sotiche, ma anche Arnica e Genziana in Europa). Tra i prodotti destinati all’uso profumiero gli esempi si sprecano e se vogliamo li’ la situazione è ancora più grave anche a causa dell’assenza di questi ingredienti nelle etichette dei profumi e delle acque di colonia. Agarwood, Aniba rosaeodora, legno di sandalo e di guaiaco…