In un blog Edzard Ernst parla di un sondaggio condotto sull’utilizzo della medicina alternativa e complementare in Inghilterra. Alla domanda su quali medicine alternative sono le più efficaci gli intervistati rispondono come segue (qui):
Per il 28% osteopatia e chiropratica; agopuntura il 18%; riflessologia il 18%; omeopatia l’8%; reiki il 4%.
Considerando i grandi limiti che queste statistiche hanno, (cosa significa sicuramente effettiva? che campione é stato utilizzato, ecc..) si nota un’interessante trend: le terapie complementari che hanno una probabile efficacia sono in testa alla classifica, mentre le terapie su cui non vi è nessuna prova dell’efficacia sono in coda. In sostanza nonostante il martellamento mediatico dell’omeopatia i pazienti sono capaci di formarsi autonomamente la loro opinione, questi risultati mostrano che vi è una correlazione tra la reale efficacia e la sua percezione.
Ancora più interessante è confrontare questi dati con i recenti risultati di un’altro sondaggio riportato dal blog del medico oeopata Magnetti su “La Stampa” (qui).
Secondo questo sondaggio ben la metà dei medici italiani di base (54%) sono d’accordo nell’omeopatia “quando si tratta di proporla al paziente”.
Ma anche se più della metà dei medici propone l’omeopatia non sembrano avere molto successo nel convincere i loro pazienti perche “si contano 11 milioni di sostenitori” (cioè solamente il 20% della popolazione italiana).
Se poi si mettono insieme le due statistiche si potrebbe pensare che vi è una grossa differenza tra chi la sostiene (20%) e chi crede sia veramente efficace (8%): più o meno la metà dei sostenitori crede nell’efficacia dell’omeopatia. Gli altri probabilmente lo fanno per inerzia, perchè condizionati dalla pubblicità, non informati o forse perche “tanto non fa male”.
Magnetti si lascia scappare un’ennesima confessione sulla non-scientificità dell’omeopatia, infatti dice (mio grassetto):
Coloro che la sostengono e la propongono ai loro pazienti sono quelli che “hanno raccolto esperienze in determinati dati clinici” o che “credono” in questo tipo di terapia.
È moto interessante l’uso del termine credere: si crede in una fede o se non si conosce la realtà ma non si crede in un fatto dimostrato (scientificamente o no).
Conclusione: la statistica è sempre mooolto gentile con l’omeopatia.