Oggi parliamo della connessione mente-corpo come é generalmente proposta dalla medicina alternativa.
Se interpreto bene le parole dei sostenitori di questa teoria i limiti ed i confini tra mente e corpo sembrano essere molto liquidi o inesistenti. Il nostro corpo viene controllato dalla nostra mente, tutte le malattie somatiche sono riflesso di una condizione psicologica: un disagio psicologico si puó manifestare in un malattia somatica (malattia psicosomatica) , ed al contrario uno stato d’animo positivo si manifesta in una condizione di buona salute.
Il corpo fisico è la somma, la risultante, l’espressione del proprio Io interiore.
…healing lies not in the treatment but rather in patients’ emotional and cognitive processes of “feeling cared for” and “caring for oneself.” The meanings people attach to the “pill” and “behaviour of the healer” are the key to the mind-body connection leading to health outcomes. (qui)
Anche il processo terapeutico assume un significato diverso, il valore associato alla “pillola” o al “comportamento del guaritore” é la chiave per un successo terapeutico.
Ho trovato in effetti una pubblicazione che sembrerebbe dimostrare la correlazione tra mente e corpo:
Enga, K.F., Braekkan, S.K., Hansen-Krone, I.J., Hansen, J.-B. (2012).
“Emotional states and future risk of venous thromboembolism: The Tromsø Study” Thrombosis and Haemostasis 107 (3), pp. 485-493 DOI: 10.1160/TH11-09-0667
Stato emozionale e rischio tromboebolico ? ma sarà mica la famosa relazione mente-corpo: piú sani piú contenti?
Vediamo nel dettaglio: gli autori hanno correlato gli eventi tromboemolici in 25.964 pazienti per il periodo di circa un anno con lo stato emotivo (auto-riportato) del paziente stesso. I risultati mostrano che i pazienti che si sentivano felici/ottimisti avevano una riduzione del rischio tromboembolitico del 40%!.
Gli autori hanno anche eliminato le possibili interferenze (cioé dei fattori che potevano influenzare il risultato) quali per esempio l’età, il sesso, gli stili di vita, il consumo alcolico etc. Stranamente però non hanno analizzato i risultati secondo l’attivita fisica, che sappiamo essere una fattore che influenza il rischio tromboembolico.
Il lavoro mostra una correlazione tra stato emotivo ed una malattia circolatoria, il tromboembolismo venoso, più siamo felici/ottimisti meno trombosi abbiamo.
Non contesto la metodologia dello studio ma il lavoro non dice una parola, nemmeno una sul probabile meccanismo che permetta di spegare la correlazione ottimismo- meno trombosi. Forse un ottimista produce più anticoagulati?. Sará forse questo misterioso legame mente-corpo che stiamo cercando?
Sarà vero?, sarà proprio vero?
Possimo essere dei super ottimisti, ma se ti si rompe una placca arteriosclerotica che fai?
Siccome sono un gretto materialista sono andato a cercare un po’ in giro ed trovato quanto segue:
- Chi ha una vita più attiva é generalmente protetto dagli incidenti cardiovascolari (anche se il rapporto é complesso).
- Chi é più ottimista ha anche una vita piú attiva fisicamente.
Il meccanismo sembra essere un po’ meno misterioso: gli ottimisti, fanno anche più attivitá fisica e fare piú attivitá fisica significa diminuire i propri incidenti cardiocircolatori. In questa maniera abbiamo una spiegazione più semplice e plausibile.
C’e’ un legame tra attivita fisica e tromboembolismo e non tra stato emozionale e tromboembolismo. Correlazione non significa causa ! *
Insomma essere ottimista nel senso di essere in uno stato emotivamente positivo o avere la “visione positiva del futuro” non basta, bisogna rimanere attivi fisicamente.
_______
* L’attività fisica é un fattore confondente, e se volete sapere tutto sui fattori confondenti ascoltate questa emissione su BBC4: From Cradle to Grave di Ben Goldacre.
http://www.bbc.co.uk/iplayer/episode/b012wg2q/Science_From_Cradle_to_Grave/