Il 10 gennaio 2005 é entrato in vigore la legge che proibisce il fumo in tutti i locali pubblici. È stata una buona occasione per osservare e quantificare l’incidenza del fumo sulle malattie cardiovascolari (più esattamente sugli eventi coronarici acuti). Prima della proibizione fare questa stima era molto difficile perché mancava un gruppo che potesse fungere da controllo o da paragone, non bastava semplicemente prendere come paragone i non-fumatori perché sono sempre esposti nei locali pubblici al fumo dei fumatori.
Lo studio è stato condotto a Roma prima e dopo l’introduzione del divieto (rispettivamente anni 2000-2004 e 2005). Il lavoro è stato pubblicato su Circulation da un gruppo guidato dalla Dr.ssa Cesaroni (1).
Un punto molto importante di questo studio è che i risultati sono stati corretti considerando altri fattori che influenzano le malattie del miocardio come, la temperatura, le epidemie d’influenza, l’inquinamento, altre evoluzioni temporali (come per esempio la diminuzione degli eventi coronarici acuti dovuti alla prevenzione).
I pazienti sono stati suddivisi in tre fasce d’età: da 35 a 64, da 65 a 74 e più di 75.
Risultati
Gli autori hanno osservato se vi è stata una diminuzione delle morti o dei ricoveri negli ospedali romani per cause d’infarto al miocardio per il periodo dal 2000 al 2004 comparato al 2005 (cioè dopo l’introduzione del divieto).
Vi è una marcata diminuzione degli eventi coronarici acuti nelle fasce d’età 35-64 (meno 11,2%) e 65-74 (meno 7,9%) mentre non vi è diminuzione nella fascia d’età 75 in poi. La diminuzione è più forte nella fascia di età lavorativa e che spende più tempo nei locali pubblici (35-65 anni). È certamente sorprendente notare come vi sia una diminuzione immediata e considerevole (-10%) degli eventi coronarici.
La mancanza nella diminuzione degli eventi coronarici nelle persone di più di 75 anni sembra essere dovuto, come spiega Cesaroni:
There was no drop, however, in events in those aged 75 and over, which is likely due to the fact that people of this age group spend more time at home rather than in public places.
Questo effetto benefico sui non-fumatori è molto interessante e si osserva anche in due altri gruppi: gli uomini rispetto alle donne e le classi socioeconomiche più sfavorite sono state le più beneficiate dal provvedimento. Per quel che riguarda le classi sociali meno avvantaggiate, spiega Cesaroni.
This implies that a disadvantaged person has a higher probability of being surrounded by smokers at work and in public places unless a smoking ban is in place.
Mentre invece si può pensare che le donne frequentino meno i locali pubblici o siano meno introdotte nell’ambiente lavorativo e quindi meno esposte all’effetto benefico dell’interdizione di fumare.
Riferimenti:
Giulia Cesaroni. Francesco Forastiere, Nera Agabiti, Pasquale Valente, Piergiorgio Zuccaro, Carlo A. Perucci. Effect of the Italian Smoking Ban on Population Rates of Acute Coronary Events. Circulation. 2008;117:1183-1188. (qui)